mercoledì 11 giugno 2014

Belen e il mistero della farfallina tatuata

So che a voi non è capitato. E lo so perché guai a dirlo. Perché se una donna parla della sua patatina post travaglio poi Rocco Siffredi non ti si presenta più neppure in pubblicità, rimane a bordo monitor inorridito. Però sdoganiamo pure una questione così lugubre. E se ho deciso di farlo prima di affrontare temi come svezzamento, spannolinamento, stettamento o altro, è perché sono convinta che il valore di una donna si misura in molti campi e la capacità di reazione di un corpo femminile ha qualcosa di magico e immensamente bello. E perché un parto, qualsiasi esso sia, ti cambia dentro e fuori. E perché una donna è una donna e lo rimane anche dopo aver messo al mondo un figlio.
Io – coltivatrice diretta di un fusto che alla nascita pesava 4 kg e 330 grammi e che è venuto al mondo come un pallone da rugby schiantato tra le braccia del padre – nella prima dichiarazione rilasciata alla stampa ho sottolineato come mai e poi mai mi sarei avventurata oltre nella riproduzione umana. Perché dopo il parto si riparte da zero e si ricomincia anche nelle cose più scontate. Potrei quindi soffermarmi nel descrivervi la concentrazione che ho impiegato la prima volta che ho fatto pipì, o l’orrore che ho avvertito il giorno in cui l’infermiera dell’ospedale mi ha ordinato di scaricare l’intestino dichiarando che dovevo smetterla di fingere di non sapere di cosa stesse parlando, ma – tranquilli – non lo farò. Però sull’onda delle confidenze vorrei farvi immaginare in quanti modi sono riuscita ad ignorare il Papi tra le mura di casa. Un giorno credo di averlo persino annaffiato scambiandolo per il ficus beniamino di mia madre. E lui – amorevole come pochi – si è detto soddisfatto dichiarando che quel getto d’acqua era proprio ciò che desiderava da mesi.
Perché tra le varie sfighe che posso aver incontrato nel mio puerperio c’è stata pure la variante di doverlo condividere con una come Belen Rodriguez che, a un mese dal parto, dichiarava: io e mio marito lo abbiamo fatto subito. Ovviamente io, succube del suo fascino latino, mi sono così decisa ad affrontare il fidanzato con lo stesso entusiasmo con cui affrontavo il dentista, scoprendo così che quella di Belen è proprio una farfallina tatuata e che il piccolo Santiago in realtà le è stato recapitato da un corriere della Bartolini.


Può essere facile, come no. Ci si può sentire bene e ripartire subito, oppure può accadere – e accade – che a un certo punto si tema di non tornare più quelle di prima. E si può avere paura. Anzi, si deve avere paura. Perché la paura è indice di amore, amore verso se stesse e la paura deve essere un motore, non un freno. Qualcuno sarà più paziente, qualcuno sarà meno comprensivo, qualcuno ti dirà che il problema è nella testa, qualcuno diagnosticherà che il problema è fisico. Qualsiasi sia la questione, qualsiasi sia la risposta, il punto è che una risposta c’è sempre e va cercata. Perché il nostro corpo è una macchina magnifica che può ristabilire ogni connessione. Il nostro corpo è fatto per fiorire e sfiorire in continuazione. Non arenatevi quindi nel negare a voi stesse l’amore, ma cercatelo. Sempre. Perché una donna felice è una mamma felice e perché, è vero, non tornerete più quelle di prima, ma sarete mille volte meglio!

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