giovedì 5 giugno 2014

Il Polpetta testimonial della campagna: LIBERA TETTA in libero arbitrio!



Se c'è una cosa che mai avrei potuto prevedere è l'entusiasmo con cui le mie tette hanno accolto il Polpetta. Profondamente innamorata della mia scarsa seconda misura, ma soprattutto per nulla soggiogata dall'idea che l'allattamento al seno mi avrebbe resa più mamma, vagavo col mio pancione e acquistavo ostinatamente biberon di tutti i tipi. I racconti horror delle amiche - tra mastiti e ragadi multiple - mi scoraggiavano ancora prima di iniziare.
Poi il Polpetta è nato e in soli tre minuti ha afferrato il seno con le gengive e con la precisa intenzione di non mollarlo più! Il Papi mi chiamava la frisona d'alpeggio. Sparavo latte come un cowboy e colpivo chi incautamente mi si sedeva accanto. Mi dovevo cambiare ogni due ore e a volte mi vergognavo, altre volte ci ridevo su così tanto che il Polpetta finiva per bersi un frappè di ormoni e svagatezza.
Non vi sto qui ad ubriacare con la storia degli anticorpi presenti nel latte materno, perché francamente non ho le competenze per farlo. Posso però dirvi che il nano si è ammalato svariate volte. La scienza parla chiaro, ma l'esperienza poi fa sempre il suo corso e, insomma, il latte materno non rende bionici. Al massimo può rendere felici, ma anche qui non ci sono regole fisse.
Ora il pupo ha 15 mesi e ancora ciuccia e mentre ciuccia sorride. E chi me lo fa fare di togliergli il sorriso?
Cioè, cerchiamo di capirci. A me allattare non toglie tempo. Allatto al mattino e alla sera. Durante il giorno il Polpetta non fa gli assalti al fortino del latte, ma si lancia furiosamente dentro il sacchetto del pane. Forse non posso andare a ballare sui banconi dei bar tutte le sere, ma con un po' di organizzazione e, soprattutto con l'assistenza di amiche adorabili, riesco ad uscire, divertirmi, tornare, sparargli il latte in gola e andare a dormire col sorriso. Per me allattare non è il prolungamento dell'unione con mio figlio, non ho la necessità di dargli il seno per sentirmi mamma, continuo ad avere le stesse idee di indipendenza che avevo prima, ma - e questo è il punto - IO quando allatto mi rilasso. Accendo la tv, mi approprio del telecomando e nessuno mi può disturbare! Sono giustificata. E allora la Champion's League il Papi se la va a guardare in streaming. Non sono schiava, semmai sono libera!

Libera di allattare. Libera di smettere. Libera di fare, disfare, scegliere, sbagliare.
Perché non c'è una regola. Si può allattare a richiesta e poi accorgersi che si sta male, che non è facile, che arriva la febbre, che arrivano le ragadi, che arrivano le lacrime e allora decidere di smettere. Si può smettere! E proprio per questa scelta serena e indipendente sarai una madre bravissima! Una di quelle che non sbaglierà mai nulla per suo figlio. Oppure si può scegliere di allattare a richiesta, sentirsi bene, farlo e continuare a farlo e continuare ad essere serene, donando di conseguenza al proprio figlio pacchi di serenità.

Il Polpetta, assieme ad un nutrito gruppo di bimbi in fasce, è sceso in strada, batte sui tamburi col ciuccio e urla: a tutta tetta! A lui piace perché piace alla sua mamma, questo è il punto.

Segnalo il sito della Lega del Latte. A me è servito moltissimo.

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